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Corte di appello di Ancona n. 420/16 del 31 marzo 2016, Camera di consiglio
Con la prima censura, il giudice a quo non aveva valutato l’incidenza dell’art. 120, comma 2 del T.U.B. che giustificava l’applicazione dell’anatocismo trimestrale solo e soltanto se le condizioni contrattuali afferenti la capitalizzazione degli interessi erano approvate e sottoscritte dalla clientela.
La capitalizzazione trimestrale effettuata dall’Istituto di credito nel corso del rapporto bancario non è legittima se non risulta essere espressa da pattuizione contrattuale.
Inoltre, la ripetizione degli interessi anatocistici non è soggetta a prescrizione se non dopo che il rapporto di conto corrente è concluso, in quanto il pagamento effettuato a titolo di interessi non soddisfa il creditore ma amplia la facoltà di indebitamento del correntista.
(…)” un versamento eseguito dal cliente su un conto il cui passivo non abbia superato il limite dell’affidamento concesso dalla banca con l’apertura di credito non ha né lo scopo né l’effetto di soddisfare la pretesa della banca medesima di vedersi restituire le somme date a mutuo, bensì quello di riespandere la misura dell’affidamento utilizzabile nuovamente in futuro dal correntista; e la circostanza che, in quel momento, il saldo passivo del conto sia influenzato da interessi illegittimamente fin lì computati si traduce in un’indebita limitazione di tale facoltà di maggior indebitamento, ma non nel pagamento anticipato degli interessi. Di pagamento, nella descritta situazione, potrà dunque parlarsi soltanto dopo che, conclusasi il rapporto di apertura di credito in conto corrente, la banca abbia esatto dal correntista la restituzione del saldo finale nel computo del quale risultino compresi interessi non dovuti e perciò da restituire se corrisposti dal cliente all’atto di chiusura del conto”
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